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Emergenza #1 – Empatia contagiosa: Il rapporto tra titolari e dipendenti in situazioni di crisi

In questi giorni di profonda crisi sanitaria siamo costantemente bombardati da notizie, pareri, testimonianze ed evidenze difficili da affrontare, che minano la nostra concentrazione e ci fanno perdere le certezze che faticosamente abbiamo costruito nel tempo.

Non è mia intenzione sottovalutare l’aspetto sanitario, che in questo momento deve essere per tutti noi la priorità assoluta. Tuttavia, proprio per condividere nuovi punti di vista che possano aiutare a osservare da diverse angolazioni questa crisi sociale e imprenditoriale, scrivo alcune riflessioni su un aspetto che mi sta particolarmente a cuore: l’empatia, la capacità di immedesimarsi nelle situazioni o nello stato d’animo di un’altra persona al fine di avere

  • Una visione di insieme più completa;
  • Una sensazione più ampia di ciò che accade;
  • Un’idea precisa e diffusa di come affrontare le difficoltà;
  • Un metodo per osservare me stesso con gli occhi degli altri.

 

Oggi più che mai, quando siamo chiamati a prendere una decisione per noi stessi, per la nostra azienda, per i nostri clienti o dipendenti, non possiamo prescindere dal tener presente che le nostre preoccupazioni e incertezze sono le stesse che affliggono il nostro interlocutore.

Questo vale anche nel mondo imprenditoriale: per affrontare al meglio questa profonda situazione di crisi, titolari e dipendenti devono inevitabilmente adottare rinnovati modelli comunicativi, per dominare il senso di isolamento e disorientamento e mantenere adeguati livelli di performance, senza perdere di vista gli obiettivi.

 

Cosa accade quando le nostre aziende vengono colpite violentemente dalle conseguenze umane e operative derivanti dalla diffusione pandemica del Covid-19?

 

Una situazione così drammatica come la diffusione di un’epidemia a livello mondiale, innesca un’escalation operativo-emozionale basata su causa (informazioni/azioni) ed effetto (sentimenti).

Dalla sensazione di indifferenza provata a fronte delle prime informazioni frastagliate che ci venivano fornite, abbiamo cominciato a provare paura per la diffusione del contagio e un senso di panico per le misure di contenimento adottate per far fronte all’epidemia.

Indipendentemente dal ruolo rivestito in azienda questo è ciò che la maggior parte delle persone prova. Quindi dobbiamo uscire dall’idea che il titolare debba pensare solo alla redditività e il dipendente esclusivamente ai propri vantaggi.

È proprio nella burrasca così estesa e ancora senza un raggio di sole che ci permette di intravedere la fine, che dobbiamo fonderci tramite la comprensione delle esigenze dell’altro, trasformando ciò che il nostro ruolo ci ha insegnato a fare.

Il titolare, in qualità di leader, dovrà quindi essere in grado di trasferire visione e condivisione e il suo staff sarà chiamato a dimostrare disponibilità e senso critico costruttivo.

È proprio grazie alla consapevolezza del proprio ruolo e delle proprie virtù, che si riuscirà a far fronte a un’emergenza così grave. L’empatia attivata in questi giorni, riuscirà a creare nuovi e saldi modelli di relazione che si manterranno in futuro, quando il sole tornerà a splendere!

Delega e fiducia da un lato, disponibilità e responsabilizzazione dall’altro.

 

Un ulteriore elemento di opportunità in tempi straordinariamente difficili come quello che viviamo è sicuramente “l’azzeramento delle maschere”.

Provate a immaginare la vita su un’imbarcazione con il mare calmo e piatto: tutti si concentrano a mettere in atto i comportamenti “più opportuni”, dal Capitano all’ultimo dei mozzi, ognuno secondo le proprie esigenze.

Ma quando arriva la tempesta non si possono più guardare gli interessi personali, si pensa a sopravvivere.

Tutti in quel momento faranno più fatica a rivestire ruoli sociali, a indossare maschere. Ognuno si manifesterà per ciò che è.

E così in azienda, indipendentemente dal ruolo, ci sarà chi:

  • Si butta in mare e muore, rendendo il gesto inutile per lui e per gli altri;
  • Si nasconde sotto coperta, esprimendo codardia;
  • Si staglia stoicamente sopra coperta anche se le onde lo travolgeranno;
  • Si mette a disposizione comprendendo il momento.

 

Se il leader ambirà a uno scenario propositivo in tempo di burrasca, per evitare il naufragio dovrà rendersi disponibile a trasmettere la sua visione e i suoi valori che gli altri membri dell’equipaggio, se vorranno rendersi utili, dovranno accettare, condividendo, senza limiti né timori, idee e dubbi.

Perché quando si rischia così tanto, sono proprio l’unione di intenti, la trasparenza e la volontà di porsi nei panni dell’altro che generano la forza necessaria a ripartire.

 

Stefano Pigolotti