Autonomia finanziaria: la tendenza che ci arricchirà evitando gli sprechi

Come promesso nell’articolo precedente (Gestione finanziaria aziendale: come evitare il rischio finanziario), nel quale ho descritto la filosofia imprenditoriale che si dovrebbe coltivare per ottenere l’equilibrio finanziario della propria realtà, in questo approfondimento cercherò di individuare quali possano essere alcuni meccanismi di analisi e controllo che, se opportunamente personalizzati, potranno esservi utili per confermare o rivoluzionare le vostre tendenze nella gestione finanziaria aziendale.

 

L’obiettivo principale è quello di puntare, senza indugi, all’autonomia finanziaria attraverso l’innesco di tre elementi basilari:

La responsabilizzazione: è importante avere consapevolezza che il settore finanziario è determinante per una buona gestione aziendale tanto quanto la produzione e il commerciale.
La competenza: dobbiamo sempre acquisire informazioni e personale adeguato alla gestione finanziaria al fine colmare il gap esistente tra le nostre competenze e quelle dei nostri interlocutori (istituti di credito, fornitori, clienti).
L’attitudine: la capacità di esprimere la nostra essenza aziendale adeguandola agli scenari strategico-finanziari in modo da porre in essere trattative che non ledano la nostra struttura.

Cosa significa tendere all’autonomia finanziaria?

Tendere all’autonomia finanziaria significa orientare la propria azienda verso una gestione autonoma della sfera finanziaria evitando, ad esempio:

Eccessive esposizioni bancarie.
“Ricatti economici” da parte dei clienti attraverso ordini senza marginalità.
E potenziando altresì:

La capitalizzazione aziendale.
L’equilibrio del cash flow.
L’emanazione di business plan preventivi e budgetizzazioni.
Emissione regolare di report che permettono di mantenere il controllo.
Gli elementi esemplificativi sopra citati ci indicano come non possiamo evitare di integrare l’elemento finanziario in ogni ambito aziendale.

 

Come si può tendere all’autonomia finanziaria?

Innanzitutto si deve studiare, comprendere e approfondire, almeno in senso generale, cosa significhi gestire finanziariamente un’attività.

Qualora il tempo fosse tiranno oppure le nostre competenze non ci supportassero adeguatamente, risulterebbe assolutamente necessario delegare a terzi (dipendenti interni o professionisti esterni) tale mandato.

Già… Ma se non conosco nulla, come faccio a delegare?

Ecco perché è importante avere (o impegnarsi ad acquisire) le informazioni basilari, evitando che la delega venga concessa senza controllo e, soprattutto, che l’autonomia diventi del nostro delegato e non della nostra azienda.

Accade spesso che quando si incontrano problemi finanziari la colpa venga attribuita al ragioniere, al commercialista, alla banca, al fornitore, al cliente.

Se lo scopo è quello di cercare un colpevole, perché allora non incolpare il maggiordomo?

Sembra uno scherzo, ma con questa provocazione il mio intento è quello di trasmettervi il desiderio di responsabilità.

Siete consapevoli di tutti i flussi finanziari e aziendali, delle operazioni bancarie, dei termini di pagamento concessi ai clienti, etc.?

Se la risposta fosse no, è importante che vi poniate rimedio quanto prima.

Se fosse sì, allora facciamo un ulteriore step.

 

Quali elementi dobbiamo saper integrare gradualmente, rispettando la nostra struttura aziendale, per tendere l’autonomia finanziaria?

Percorsi formativi in ambito finanziario che sostengano la capacità di integrare nell’attività dell’azienda la variabile finanziaria, evitando di delegarla agli istituti di credito che sono i fornitori di liquidità e strumenti finanziari (basti pensare ai tassi di interesse applicati ancora in questo periodo sugli anticipi fatture, fidi di cassa, etc. rispetto a un costo del denaro che, a livello europeo, è sotto lo zero).
Mantenere in equilibrio la richiesta di fondi rispetto al fatturato per godere di maggiore liquidità ad esempio selezionando accuratamente i clienti in modo da ottenere pricing e condizioni di pagamento più vantaggiose.
Integrare un sistema informatico interno per monitorare costantemente il cash flow aziendale. È troppo importante sapere cosa possiamo permetterci nel breve, medio e lungo periodo invece spesso sono le banche a conoscere più informazioni strategiche sull’azienda rispetto all’imprenditore stesso che si trova a subire decisioni sbilanciate a favore della controparte.
Evolvere a livello informatico, anche tramite un processo step by step. È importante che l’imprenditore abbia costantemente sotto controllo la propria azienda attraverso i dati strategici che ne evidenziano l’andamento, permettendogli di avere più informazioni precise per fare la cosa più importante: prendere decisioni. Il capitano di una nave non può navigare sempre a sensazione, basandosi sull’esperienza. Deve saper leggere gli strumenti di bordo per ottenere informazioni strategiche che gli permettano di individuare nuove rotte o evitare ostacoli imprevisti oppure, ancora, di affrontare tempeste come le crisi che ormai sono sempre più ricorrenti.
Capitalizzare l’azienda. È fondamentale che ogni contratto rechi in sé una marginalità adeguata che garantisca all’azienda: la copertura dei costi, la tutela dei rischi, la marginalità e la quota di capitalizzazione (una parte dei guadagni deve essere prevista per la capitalizzazione). Saranno economicità che accresceranno la ricchezza insita aziendale in modo da dimostrare, innanzitutto, che l’imprenditore stesso crede nella propria azienda, ottenendo così più credibilità verso i clienti e maggior possibilità di trattativa con le banche. Si deve evitare di impoverire l’azienda prelevando costantemente economicità in eccedenza per la vita privata.
Accedere alla finanza agevolata o ai piani straordinari vantaggiosi proposti dal Governo in tempo di crisi con assoluta pertinenza e selezione, facendosi aiutare anche da professionisti preparati. Si deve assolutamente accedere alle varie opzioni di finanza agevolata sia per ottenere economicità a basso prezzo che vantaggi fiscali.

Quindi, ricapitolando, attraverso competenze finanziarie evolute, strategie economiche di sostegno e strumenti di controllo sempre più evoluti e dinamici, l’azienda e l’imprenditore devono puntare alla ricchezza della propria struttura per ottenere maggiore dignità, forza contrattuale e, soprattutto, autonomia.

Esprimere una capacità imprenditoriale evoluta significa essere padroni del proprio destino, evitando di dipendere da un sistema bancario sempre più feroce ed egoista ed essere sopraffatti dai comuni cambiamenti di scenario politico-economico.

 

Stefano Pigolotti