Essere imprenditori significa esprimere intraprendenza.
Imprenditore non è solo colui che possiede un’azienda, ma anche chi svolge un’attività da libero professionista, così come detiene una Partita Iva.
Ma, in realtà, l’intraprendenza è di chi, anche in un ruolo manageriale o da dipendente, decide di investire su se stesso per evolvere.
Di fatto questo atteggiamento è tipico di chi ha la volontà di convogliare la propria energia in un processo di crescita personale, professionale o aziendale.
Che tu sia un leader o un follower, gli elementi che agevolano la proattività emotiva e lavorativa sono i seguenti:
- Focalizzazione degli obiettivi: individuazione chiara e sostenibile del target personale o professionale.
- Consapevolezza di sé: capacità di conoscersi a fondo attraverso valutazioni obiettive.
- Strategia operativa: espressione di un percorso che sia adeguato alle proprie potenzialità, senza l’esasperazione dell’impossibile ed evitando altresì facili tragitti dove vince la comodità rispetto alla “fatica del crescere”.
Detto questo, dobbiamo porre particolare attenzione alle insidie e distrazioni che minano la nostra concentrazione verso l’orientamento alla crescita e alle performance.
Nella vita privata, così come nel lavoro, le negatività delle situazioni che viviamo e delle persone che ci circondando sono tra i limiti più grandi da valicare, soprattutto in questo momento storico dove la pandemia di Covid-19 ha limitato drasticamente la libertà delle persone e generato una crisi economica terrificante con l’inevitabile generazione di una socialità impaurita e aggressiva.
I media classici (tv, radio, giornali, etc.) sono una fonte molto distraente, essendo spesso alterati da necessità di tirature e audience.
Senza sfociare in complottismi istintivi, le informazioni che riceviamo ci allarmano e destabilizzano e ci inducono a bloccarci in attacchi di panico, piuttosto che fornirci dati oggettivi su cui riflettere e trovare soluzioni.
Stesso esito lo si ottiene dai social media, dove chiunque, pur senza una specifica competenza, può gettare benzina sul fuoco della paura e dell’incertezza probabilmente al solo scopo di ottenere l’effimera visibilità da odiatore seriale.
Questi elementi distraenti sono esterni e trasversali, seppur sempre presenti nella nostra vita.
Ma vi sono delle negatività anche all’interno degli ambienti dove viviamo quotidianamente.
Ad esempio il rapporto tra colleghi all’interno dell’azienda è un altro elemento particolarmente delicato che esprime, laddove non opportunamente gestito su basi solidali, ulteriore pressione: il lavoro che scarseggia, le “sgomitate” per farsi notare a causa del timore di licenziamenti, gli affossamenti piuttosto che la condivisione con persone che hanno vissuto fianco a fianco per lungo tempo e che oggi, in una situazione straordinaria, ahi noi, mostrano il loro lato peggiore.
Non possiamo dimenticare, tra i rapporti complicati sempre in ambito business, indipendentemente dalla difficoltà congiunturale di questo periodo, le pressioni tipiche generate dal rapporto con i clienti (pretenziosi e talvolta aggressivi) e con i fornitori (super competitivi nelle trattative).
La sfera personale, ovviamente, non fa difetto in termini di pressioni, distrazioni e affaticamento nel difficile percorso di evoluzione personale o, più semplicemente, nell’incedere naturale della nostra esistenza.
Vi sono conflitti amorosi sempre difficili da gestire e che talvolta lasciano cicatrici indelebili, così come è presente la difficoltà nei vari tipi di rapporti familiari con genitori e figli e, ancora, la bellissima quanto complicata gestione delle amicizie, dove registriamo incomprensioni, promesse disattese e tradimenti.
In questo marasma emozionale che ho voluto dipingere a tinte cupe per poter esprimere le reali difficoltà che quotidianamente rallentano la nostra crescita personale, dobbiamo saperci muovere attraverso valutazioni, prese di posizione e decisioni complicate.
È ovvio che ci siano moltissimi lati positivi nell’interazione umana, sia lavorativa che personale, ma di fatto, soprattutto quando vi è una diffusa negatività, esistono ostacoli che ci limitano e appesantiscono.
E allora, come si fa ad essere più leggeri?
Per risultare più impermeabili evitando di risultare troppo aridi?
Come riuscire a farsi scivolare di dosso le cose negative?
In ogni cura esiste un elemento di prevenzione e uno di guarigione.
Per evitare distrazioni che ci distolgono dalla focalizzazione dei nostri obiettivi, dalla interpretazione del nostro ruolo e dal percorso evolutivo che connota la nostra vita, c’è un principio attivo che, declinato nelle varie ricette necessarie, attiva la nostra salvaguardia: la selezione.
Proprio così, la capacità di individuare, valutare e definire le negatività presenti nella nostra vita è il farmaco migliore che possiamo auto prescriverci.
Una volta evidenziate tali negatività, bisogna saper definire la corretta strategia al fine di poterle evitare, trasformare o contrastare.
Dipende principalmente da noi.
Abbiamo la possibilità di allontanare qualsiasi cosa, persona o situazione negativa intervenga nella nostra vita con la principale conseguenza di appesantirci (nel fisico, ma soprattutto nella mente e nei sentimenti).
Come possiamo fare?
Innanzitutto avendo una buona considerazione di sé, condizione che ci permetterà di non scendere a compromessi.
Bastare a se stessi non vuol dire necessariamente essere egoisti, ma non sprecare quello che abbiamo da donare a chi se lo merita.
Questa condizione ci permette una forte selezione preventiva: se meriti la mia attenzione e mi restituisci, con la stessa valenza, la tua emozione, accordo, amore, etc. mi dedico a te, caro amico, amore, cliente, fornitore, collega.
Il mondo è pieno di parassiti energetici che, talvolta, attraverso la manipolazione, si approfittano, guarda caso, proprio di chi ha molto da donare.
È evidente la responsabilità del parassita, ma senza la giusta selezione, anche colui che “viene aggredito” esprime un senso di complicità.
La consapevolezza di sé permette, laddove non fossimo stati particolarmente acuti in fase preventiva, di poter comunque prendere la situazione di petto e spiegare, tramite la “forza del giusto”, come non siamo più disposti a sottostare all’eventuale compromesso emozionale o professionale o a continuare a subire una condizione pressante.
Se lasciamo spazio a persone o situazioni stressanti, non potremo mai esprimere la miglior versione di noi.
L’abitudinarietà talvolta ci ingrigisce e ci fa scordare quanto possiamo essere “colorati”, effervescenti, proattivi. Ci spinge in una condizione di sconfitta perenne dove è naturale dire sempre di sì pur di non discutere o combattere.
Il peso che non siamo in grado di scrollarci dalle spalle finisce inevitabilmente per piegarci e non farci più guardare avanti, ma solo per terra. Ci toglie dignità.
Selezionare a chi concederci diventa un obiettivo che, una volta acquisito, ci accompagna nella fusione di più attitudini al fine di poterlo raggiungere:
- Consapevolezza di sé: scopriamo le nostre fragilità e i punti di forza,
- Ascolto empatico: dobbiamo parametrare oggettivamente chi abbiamo di fronte,
- Capacità di analisi: dobbiamo capire i vantaggi e svantaggi oggettivi che una situazione presenta,
- Coraggio: accettiamo la paura consapevoli che dalla stessa si esprime il coraggio,
- Fiducia in se stessi: sono confidente di ciò che mi posso permettere,
- Autonomia: molte situazioni e rapporti dipendono da ciò che scegliamo autonomamente,
- Proattività/dinamismo: senza pesi siamo più dinamici e capaci di riattivarci positivamente,
- Capacità di negoziazione: alleniamo costantemente la capacità persuasiva di relazione.
Potrei continuare ancora con tantissime soft skills, ma credo di essere riuscito a trasmettervi la valenza della capacità di selezione e della responsabilità che deriva dalla consapevolezza di valere.
Il mondo ha bisogno di continui scambi energetici, ma devono essere equilibrati e positivi, altrimenti si generano situazioni pesanti che hanno l’unico effetto di affossarci e renderci prevedibili, stanchi e grigi.
Il mondo ha bisogno di noi, ma non tutto il mondo. Solo la parte che ci merita.
Stefano Pigolotti